ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE

Vittorio Amedeo III

Soprannominato "Il Bellissimo" fu duca di Savoia, Piemonte e Aosta e re di Sardegna dal 1773 al 1796.

Figlio di Carlo Emanuele III e Polissena d'Assia, nacque a Torino il 26 giugno 1725, il  30 maggio 1750 sposò Maria Antonietta Fernanda di Borbone, Infante di Spagna  dalla quale ebbe undici figli: Carlo Emanuele IV, (suo successore), Carlotta, (1752-1753), Maria Giuseppina, che andò in moglie a Luigi di Borbone, futuro Luigi XVIII), Maria Teresa, moglie di Carlo di Borbone, (futuro Carlo X), Marianna, che andò in moglie allo zio, duca di Chiablese, Vittorio Emanuele I, (suo secondo successore), Maria Cristina (1760-1768 ), Maurizio Giusepppe, duca del Monferrato, Maria Carolina, sposa di Antoine de Saxe, Carlo Felice, (suo terzo successore) e Giuseppe Placido, conte di Moriana.  

Vittorio Amedeo III
Nonostante ciò la dinastia si estinse coi suoi figli e passò ai cugini Carignano.  
Il padre lo aveva tenuto sempre lontano dagli affari di stato e quando nel 1773 Vittorio Amedeo divenne re a 48 anni il suo carattere, conservatore e cattolicissimo rese Torino ancora più austera.

Grande ammiratore di Federico II di Prussia e di suo nonno, che ebbero molta influenza nella sua opera politica ma dal punto di vista religioso somigliava di più al padre che, pur essendo molto meno sensibile di quest'ultimo alle nuove idee. Vittorio Amedeo ne continuò l' opera riformatrice abolendo la tortura e i diritti feudali e dimostrando tolleranza, pur sostituendo molti ministri e diplomatici e restaurando l'assolutismo. 

Per restituire l’iniziativa agli aristocratici avviò riforme militari e una politica estera più aggressiva ma presto dovette venire a compromessi con la nobiltà di servizio dando così impulso ad una nuova fase di espansione della capitale: Accademia di Pittura (1778) Accademia delle Scienze (1783) Accademia di Agricoltura (1785).

Riordinò il sistema di grandi strade per collegare Torino con le principali città del regno, predispose un sistema di illuminazione notturna a Torino (lampioni ad olio di Oneglia), avviò la costruzione di due cimiteri, riordinò la pulizia alle strade, istituì il Corpo dei Pompieri, della Polizia e, ovviamente, nuove Prigioni.

Sul piano diplomatico stipulò un trattato segreto di alleanza difensiva con la Francia, stabilì cordiali rapporti con la Prussia e ripristinò le relazioni diplomatiche con Venezia ma quando scoppiò la Rivoluzione Francese fu costretto ad avvicinarsi sempre più ai nemici della rivoluzione, Austria, Prussia e Inghilterra. 

I nobili francesi rifugiati a Torino non gli piacevano, erano troppo dediti al lusso ed alle feste mondane, ciononostante li accolse e li aiutò per solidarietà dinastica.

Nel 1792 i francesi invasero la Savoia, egli si difese eroicamente per cinque anni e i suoi soldati e le popolazioni civili scrissero nella storia indimenticabili pagine di eroismo… va detto, però, che non tutti si schierarono col loro re: nel 1791 ci fu a Torino una rivolta di studenti, e nel 1794 una congiura giacobina.

Alla fine, abbandonato dall'Austria, che aveva del resto sempre fornito scarsissimi e saltuari aiuti, fu costretto a firmare l'armistizio di Cherasco (seguito dalla Pace di Parigi nel 1796), con cui cedette alla Francia Nizza e la Savoia. 

Morì per un attacco apoplettico (si dice causato dal dispiacere), a Moncalieri il 16 ottobre del 1796 e fu sepolto a Superga.