ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE

Luigi Cadorna

Luigi Cadorna nasce a Pallanza, il 4 settembre 1850 in una famiglia di antiche tradizioni militari (il padre, Raffaele, combatté alla battaglia di San Martino il 24 giugno 1859, fu comandante supremo nella spedizione del 1870 che portò all'annessione di Roma al Regno d'Italia) si arruolò nell'esercito molto giovane e nel 1014 venne nominato capo di Stato Maggiore.

In questa veste egli organizzò e preparò fisicamente e mentalmente l'esercito italiano ad una probabile entrata nella prima guerra mondiale.

Luigi Cadorna

Il 25 maggio 1015 l'Italia dichiarò guerra all'Austriae Cadorna decise di attaccare frontalmente le truppe asburgiche lungo il fiume Isonzoe sulle alture del Carso, ripiegando però quasi subito in posizione difensiva.

Le truppe italiane resistettero a scapito di pesantissime perdite contro la potente offesiva austroungarica del maggio - giugno 1916(denominata dagli attaccanti Strafexpedition, ovvero "spedizione punitiva" contro l'ex alleato), spinse la V armata alla conquista d Gorizia nel 1916.

Nel gennaio del 1917 rese parte alla conferenza interalleata di Roma, in cui cercò senza successo di convincere francesi e britannici ad inviare otto divisioni in Italia.

Dopo aver nettamente perso le ultime tre battaglie sull'Isonzo(che secondo i suoi piani dovevano costituire tre «spallate» per i nemici), dimostrando scarsissime capacità tattiche e letteralmente usando le truppe come «carne da cannone», il governo perse la fiducia in lui.

La situazione militare era disperata, senza contare che la quasi totalità delle truppe italiane erano fiaccate nel morale dall'addestramento insufficiente, dalla cronica mancanza di vettovaglie e armamento, dalla gerarchia militare sorda alle più elementari esigenze degli uomini.

Giudicato il principale responsabile della disfatta durante la battaglia di Caporetto ( 24 ottobre 1017), fu costretto a lasciare il comando dell'esercito e venne sostituito dal generale Armando Diaz.

L'opinione degli storici e dei tattici moderni nei confronti di Cadorna sono quasi unanimemente negative: si trattava di un generale per molti versi incapace di condurre una guerra moderna, ancorato a tattiche di assalto frontale che costarono centinaia di migliaia di morti.

Egli stesso aggravò ulteriormente la propria posizione nella corrispondenza in cui non riconosceva nessuna colpa per sé, bensì nella scarsa efficienza della truppa: un motivo per il quale gli sembrava corretto condannare a morte migliaia di soldati, inviandoli in assurdi assalti alla baionetta contro le mitragliatrici austriache e facendo sparare contro le nostre stesse truppe in caso di ripiegamento.

La Commissione d'inchiesta su Caporetto istituita il 12 gennaio 1918, dopo la fine della guerra confermò l'attribuzione della colpa della disfatta a Luigi Cadorna; eppure bisogna segnalare che tale relazione non solo ignorò l'effettivo svolgimento degli scontri, ma non citò neanche il generale Pietro Badoglio, comandante di uno dei tre corpi d'armata travolti a Caporetto – tredici pagine che riguardavano il suo operato vennero sottratte dalla relazione.

Cadorna, senatore fin dal 1913 al 1928, non aderì al fascismo ma fu nel 1924 che Benito Mussolini lo nominò a sorpresa Maresciallo d'Italia, incurante del parere negativo dei reduci.

Il figlio Raffaele, così chiamato in onore del nonno, intraprenderà anch'egli la carriera militare e parteciperà alla seconda geurra mondiale coordinando il Comitato di Liberazione Nazionale nel nord Italia.

Muore a Bordighera il 21 dicembre del 1928 e fu sepolto nel Mausoleo Cadorna sul lungolago di Verbania Pallanza.